Logic-Based Therapy
Il Nobile Sentiero della Logic-Based Therapy
L’autore di questo articolo Elliot D. Cohen, Ph.D. è il presidente del Logic-Based Therapy and Consultation Institute e uno dei principali fondatori della consulenza filosofica negli StatiUniti. L’articolo originale pubblicato in Psychology Today il 31 luglio 2024 https://www.psychologytoday.com/intl/blog/what-would-aristotle-do/202407/the-noble-path-of-logic-based-therapy (Tradotto e adattato in italiano da Angelo Manassero Logic-Based Therapy Consultant in Italia).
Logic-Based Therapy
Abbracciare il pensiero buddista può portare a una visione della vita sana e sicura.
Il pensiero buddista si basa in gran parte sull’idea dell’interconnessione e della continuità della realtà. Studi empirici sul buddismo suggeriscono che chi pratica questo tipo di pensiero sperimenta meno depressione, senso di colpa patogeno, ansia e sofferenza empatica. In questo articolo, esploriamo come la Logic-Based Therapy (LBT), una variante altamente filosofica della Rational-Emotive Behavior Therapy (REBT), abbraccia questo modo di pensare sinottico; e come quest’ultimo, a sua volta, prepari il terreno per una visione positiva e sicura della realtà e per la prospettiva di felicità.
Pensiero Sinottico Versus Analitico
Il pensiero può essere classificato come analitico (scomporre le cose) o sinottico (mettere insieme le cose), e c’è una relazione culturale tra questi due modi di pensare. Il pensiero orientale tende a concentrarsi sulla sinossi, mentre il pensiero occidentale tende ad essere analitico. La psichiatria occidentale seziona i disturbi mentali in categorie separate, anche se a volte correlate, per diagnosticare il paziente. Ad esempio, la psichiatria occidentale seziona la tristezza in disturbo depressivo maggiore, se dura almeno due settimane, e disturbo depressivo persistente, se dura due anni. Al contrario, gli approcci orientali sono meno graduati e sfumati e più olistici. Quindi, la tristezza è lo stato mentale unificante su cui si concentra l’attenzione. Secondo quest’ultimo approccio, più cerchiamo risposte nei dettagli, meno tendiamo ad affrontare ciò che veramente vogliamo alleviare, cioè la tristezza.
Cos'è l'Interessere?
Secondo la LBT, esiste una relazione simbiotica tra l’essere analitico (scomporre le cose) e l’essere sinottico (rimetterle insieme). Possiamo mettere insieme le cose, vedendole l’una con l’altra, solo dopo averle smontate, vedendole separatamente. Quest’ultima affermazione si basa su ciò che il monaco buddista Thich Nhat Hahn chiama “interessere”, l’interrelazione tra tutte le cose. Nel pensiero taoista, ciò implica vedere la connessione tra gli opposti, “yin” e “yang”. Per conoscere la luce (yang), bisogna avere familiarità con l’oscurità (yin). Nessuno dei due può esistere senza l’altro. Allo stesso modo, il tutto non può esistere senza le parti e viceversa. Inoltre, non possiamo sintetizzare le parti (vederle l’una con l’altra) senza analizzarle (identificarle e distinguerle).
Le Fallacie Cardinali
Il lato analitico della LBT è “diagnosticare le catene di fallacie” che portano a emozioni e comportamenti autodistruttivi. Di conseguenza, ci sono undici tipi di pensiero errato noti come “fallacie cardinali” che la LBT identifica. Questi sono modi di pensare comuni che tendono a frustrare la felicità personale e interpersonale. Spesso formano catene di fallacie alla radice di emozioni e comportamenti negativi autodistruttivi, come ansia, colpa, rabbia e depressione. Ad esempio, pretendere la perfezione da se stessi può portare all’auto-condanna e all’umore depresso, mentre pretendere la perfezione dagli altri può portare alla condanna degli altri e alla rabbia. Catastrofizzare su una percepita possibilità negativa futura può portare alla “can’t-stipation” (dire a se stessi che “non si può sopportare” ciò che in realtà si può sopportare) e all’ansia. La Rational-Emotive Behavior Therapy si concentra principalmente sull’identificazione e la confutazione di queste catene di fallacie.
Le Virtù Guida
Al contrario, la LBT sintetizza anche le relazioni tra queste catene di fallacie e le corrispondenti virtù guida neutralizzanti. Queste ultime sono obiettivi che ispirano l’eccellenza. Sono le luci guida fuori dalla proverbiale oscurità (le fallacie). Per contrastare la richiesta di perfezione, c’è la virtù guida della sicurezza metafisica (accettazione intellettuale ed emotiva delle imperfezioni del mondo). Ad esempio, se sono metafisicamente sicuro (quindi a mio agio con l’imperfezione umana), non mi condannerò quando (inevitabilmente) commetterò un errore. Pertanto, non soffrirò di ansia per la possibilità di sbagliare, o di depressione quando lo farò.
Pretendere la perfezione e la sicurezza metafisica è come l’oscurità e la luce, lo yin e lo yang. L’uno senza l’altro non ha senso, perché cosa può significare la sicurezza sull’imperfezione senza l’insicurezza su di essa, e viceversa? Allo stesso modo, la virtù guida dell’auto-condanna (svalutazione di sé) è il rispetto di sé (accettazione incondizionata di sé). L’uno non ha senso senza l’altro. Per conoscere il primo bisogna conoscere il secondo. Quindi, la persona che si auto-condanna può immaginare un mondo in cui si rispetta, e può conoscere il valore di ciò solo perché sa cosa vuol dire auto-condannarsi.
Tutte le virtù guida formano un tutt’uno interconnesso; si fondono come “inter-esseri”. Ad esempio, non si può essere autentici se non si rispetta se stessi; e questo richiede coraggio; e avere coraggio è una precondizione per essere prudenti (poiché quest’ultimo richiede di fare ciò che è moralmente giusto, il che richiede coraggio). Ognuna di queste virtù è un antidoto a una forma di insicurezza (ad esempio, l’autenticità contrasta il pensiero del carrozzone, la cieca conformità agli altri piuttosto che fidarsi del proprio giudizio). Come tali, sono tutti inter-esseri di sicurezza metafisica.
Questa interconnessione delle virtù include l’empatia che abbiamo per gli altri esseri umani (e, in effetti, tutte le creature) che soffrono, trascendendo l’egocentrismo del pensiero del mondo-che-ruota-intorno-a-me. Include l’accettazione incondizionata e l’amore per gli altri, trascendendo la condanna degli altri. Eppure, mentre trascende queste tra le altre fallacie, guarda indietro e vede dove è stato e potrebbe essere, e trae forza da tale saggezza. Questa illuminazione è ciò che il Buddha chiamava il Nobile Sentiero, il sentiero giusto, che non potrebbe esistere senza il suo opposto.
Il Nobile Sentiero
Secondo la Prima Nobile Verità del buddismo, c’è una sofferenza inevitabile. Moriremo tutti, non otterremo sempre ciò che vogliamo e inevitabilmente soffriremo perdite. Aggrapparsi a queste cose, cioè aggrapparsi a una richiesta perfezionista che non sperimentiamo tale sofferenza, ci porterà inutili sofferenze. Il Nobile Sentiero è, quindi, l’accettazione (intellettuale ed emotiva) delle imperfezioni della realtà. Il Nobile Sentiero del buddismo è, quindi, la sicurezza metafisica della LBT, fusa perfettamente con tutte le altre virtù interconnesse.
Al contrario, c’è anche il sentiero ignobile in cui possiamo essere condotti sottoscrivendo le fallacie cardinali. Commettere queste fallacie fa parte dell’essere umano. È l’altra faccia delle virtù guida, lo sfondo del falso contro il quale si staglia la luce della verità. Le virtù guida interconnesse sono la luce fuori dall’oscurità, lo yang nello yin, e il Nobile Sentiero, che ci porta alla vera felicità. Questa è la sicurezza metafisica della LBT o il nirvana del buddismo.
Conclusione
Incorporando le virtù guida nella psicoterapia cognitivo-comportamentale, la LBT può portarci oltre la dissezione e la diagnosi analitiche. Può aiutarci a vedere l’interessere dei nostri pensieri irrazionali (il sentiero ignobile) con quello delle loro virtù guida e, in definitiva, condurci sul Nobile Sentiero, culminando nella felicità umana. Questa è la sicurezza metafisica con tutto lo splendore delle sue virtù guida interconnesse, che coesistono in un’unità coerente. È la luce guida luminosa che si staglia sullo sfondo oscuro delle fallacie che trascende appassionatamente. In sostanza, è la connettività salutare emblematica del pensiero buddista.