ANSIOLITICI, ANSIA E FILOSOFIA
Uno studio sul consumo di psicofarmaci pubblicato dall’AIFA, l’agenzia del farmaco nel nostro paese del 2018, rivelava dei dati impressionanti. Per ogni 1000 abitanti venivano usate giornalmente 40,3 dosi di antidepressivi, 9,3 dosi di ansiolitici, 50,6 dosi di benzodiazepine. Il rapporto ISTAT dello stesso anno stimava un 7% della popolazione dai 14 anni in su (3,7 milioni di persone) abbia sofferto di disturbi ansioso-depressivi.
Ma ecco che arriva il Coronavirus e l’effetto lockdown che porta l’85% dei giovani a soffrire di ansia e depressione (la Repubblica 05/2020), con un incremento dei consumi dei farmaci ansiolitici, con tassi di crescita di oltre il 4% registrati nei primi sei mesi del 2020 (AboutPharma 15/09/2020) per arrivare ad un aumento complessivo del +12% a fine 2020 (Federfarma 17/03/2021)
L’ansia è uno dei disturbi emotivi più pervasivi che le persone sperimentano, ma fortunatamente, la filosofia può darci una mano per affrontare in modo diverso questa emozione che diventa debilitante e controproducente.
l’ansia sembra dipendere dalla possibilità che qualche desiderio possa essere inappagato o che si verifichi qualche avversione. Quindi lo stato di ansia si manifesta per causa della relazione tra il nostro stato mentale, che può essere sia reale che percepito e la possibilità che le condizioni non producano ciò che abbiamo desiderato. Per farla breve, quando le cose non sono come speravamo che fossero ci ritroviamo in uno stato d’ansia.
Le Origini dell'Ansia
Elliot D. Cohen, fondatore della consulenza filosofica negli stati uniti e autore del best seller ‘What Would Aristotle Do?’ (Cosa farebbe Aristotele?), ci spiega che, L’ansia, prima di tutto, è un’emozione orientata al futuro. Vale a dire, quando sei ansioso, sei ansioso per un evento futuro, che potrebbe accadere oppure no. Ad esempio, una forma comune di ansia è l’ansia da esame. Gli studenti desiderano superare gli esami. Alcuni di loro, quelli un po’ piu perfezionisti, desiderano ottenere il massimo dei voti, e spesso diventano ansiosi quando arriva la fine del semestre e si avvicinano gli esami.
Quindi ci spiega Cohen, che le persone provano ansia per tali possibilità future perché valutano alcuni possibili risultati come altamente negativi. Se, ad esempio, non te ne fregasse nulla di passare un esame o di ottenere un voto alto, non te ne preoccuperesti molto del superamento dell’esame o del conseguimento di un A. (Vedi: Vinci la Tua Ansia con la Filosofia)
Ma se guardiamo il problema un po’ piu da vicino, ci potremmo rendere conto che la causa della nostra ansia non si trova nel come si evolvono gli eventi, ma nella natura stessa del nostro desiderare. In altre parole siamo noi la cause delle nostre ansie.
“Gli uomini sono agitati e turbati, non dalle cose, ma dalle opinioni che hanno delle cose” ammonisce Epitteto [Manuale]
Gli Ansiolitici dello Stoico
Nelle Diatribe, una serie di estratti degli insegnamenti del filosofo Stoico Epitteto, ci dice che:
“Quando vedo un uomo in preda all’ansia, mi dico: che cosa vuole mai quest’uomo? Se non volesse qualcuno degli oggetti che non dipendono da lui, come potrebbe ancora essere ansioso?” (DIATRIBE, II,13,1)
Un genitore ansioso che voglia prendersi cura dei suoi figli che cosa vuole? Che non ci siano incertezze nel mondo. Una persona che deve andare al lavoro e ha fretta? Che non ci sia traffico nel suo percorso. Questo vale anche per questo periodo e le incognite della pandemia, vogliamo che i nostri genitori o nonni anziani non si ammalino di covid, vogliamo che tutto torni come prima, che non ci siano delle ripercussioni sul nostro lavoro e così via.
Ma cosa hanno in comune tutti questi scenari? Epitteto ci spiega che vogliamo qualcosa che non dipende da noi.
Ryan Holiday nel suo libro ‘Daily Stoic”spiega che l’emozionarsi, eccitarsi, innervosirsi, in poche parole tutti i momenti intensi, dolorosi e ansiosi “ci ritraggono nel nostro stato più vanitoso e servile”.Ci troviamo puntualmente a guardare l’ora, le code al supermercato e verso il cielo: “è come se appartenessimo a un culto religioso che crede che gli dèi ci daranno ciò che vogliamo se cediamo la nostra tranquillità.” La domanda che Ryan ci chiede di porgerci è la seguente:
“Oggi, quando ti senti ansioso, chiediti: perché ho il nodo allo stomaco? Ho il controllo o è l’ansia che ce l’ha? E, soprattutto: la mia ansia mi fa bene?”
In altre parole, l’ansia può affliggere solo coloro i cui desideri non sono governati razionalmente.
Le Tecniche degli Stoici
Lo Stoicismo ci offre tecniche razionali che possono aiutarci tramite la padronanza di noi stessi e il distacco emotivo da quegli elementi delle condizioni umane che tendono a provocare le forme più pervasive e inquietanti di paura e ansia
Epitteto ci consiglia di:
“Non desiderare che gli avvenimenti accadano come vuoi, ma desidera che avvengano come si verificano e sarai sereno” [8 – manuale]
Quindi per dirla in maniera più concreta, la nostra tranquillità dipende dalla nostra capacità di autodisciplina della nostra volontà, mentre l’ansia deriva dal fallimento incapacità di applicare su noi stessi questa autodisciplina.
Il filosofo Stoico Seneca, consiglia a Sereno afflitto da disturbi nervosi
“Abituiamoci a rimuovere da noi lo sfarzo e a misurare l’utilità, non gli ornamenti delle cose. Il cibo domi la fame, le bevande la sete, il piacere sia libero di espandersi entro i limiti necessari; impariamo a sostenerci sulle nostre membra, ad atteggiare il modo di vivere e le abitudini alimentari non alle nuove mode, ma come suggeriscono le tradizioni; impariamo ad aumentare la continenza, a contenere il lusso, a moderare la sete di gloria, a mitigare l’irascibilità, a guardare la povertà con obiettività, a coltivare la frugalità anche se molti se ne vergogneranno ad apprestare per i desideri naturali rimedi preparati con poco, a tenere come in catene le speranze smodate e l’animo che si protende verso il futuro, a fare in modo di chiedere la ricchezza a noi piuttosto che alla sorte.” [De Tranquillitate Animi]
Ansia e la Nostra Mortalità
Forse una delle cose per cui il periodo del Covid-19 a innescato in noi paure ed ansie, sta nel fatto che tutto ad un tratto ha messo sia noi che i nostri cari faccia a faccia con la nostra mortalità, la possibilità che noi o i nostri cari si ammalino, finiscano in ospedale e non facciano più rintono.
Albert Ellis, padre Rational Emotive Behavior Therapy (terapia razionale-emotiva), è considerato il precursore della terapia cognitivo-comportamentale. Nel suo best seller ‘A pensare bene si vive meglio’ (1.5 milioni di copie vendute nel mondo), nel capitolo ‘Andare all’attacco dell’ansia e del panico’, offre questo consiglio per quanto riguarda l’attaccamento a condizioni al di fuori del proprio controllo:
“Cerca di non esagerare l’importanza o il significato cose. La tua tazza preferita, come Epiteto notò molti secoli fa, rappresenta semplicemente una tazza che ti piace. Tua moglie e i bambini, per quanto deliziosi, rimangono mortali… Ma se, esageratamente ci si convince che questa sia l’unica tazza al mondo, o che la tua vita sarebbe completamente vuota senza tua moglie e i tuoi figli, sopravvaluterai il loro valore ti renderai inutilmente vulnerabile alla loro possibile perdita.”
E’ possibile, e di fatti è anche una cosa sana amare la propria moglie e i propri figli, genitori e amici, ma allo stesso tempo riconoscendo che la loro salute, benessere e sopravvivenza non sono in nostro controllo.
Quindi passare il tempo a crucciarsi sulla loro mortalità e la loro fragilità diventa un ossessione malsana, quindi sarebbe meglio concentrare le nostre energie passando tempo di qualità con loro, amarli, trattandoli giustamente sforzandoti di essere un marito, padre, figlio o amico virtuoso, questo si che è in nostro controllo.
Ansia da Isolamento
L’isolamento è un’altra di quelle situazioni in cui ci siamo trovati durante questo periodo, ed anche questo è stato ed è causa di ansie, ma il problema non è solo di oggi, questo è un problema antico. Il consiglio impartito da Epitteto sul medesimo argomento:
“L’isolamento è lo stato di chi è senza aiuto. In effetti, chi è solo non è per ciò stesso anche isolato, come non è detto che chi si trova in mezzo a una folla non sia isolato. […] Difatti, il concetto di isolato significa la condizione di un uomo che è senza aiuto ed è vulnerabile. […] Bisogna, tuttavia, avere preparazione anche per questo, per poter bastare a se stessi, per poter stare in compagnia di se stessi” (Diatribe 1, 18, 5-7)
Il filosofo Massimo Pigliucci fa una distinzione tra l’essere soli e l’essere isolati, ci spiega che se diciamo di essere soli stiamo formulando una descrizione fattuale. Quando invece diciamo di essere isolati, stiamo aggiungendo alla descrizione un giudizio. E quindi diventa chiaro che è questo giudizio e non il fatto in se che ci fa sentire non accettati e impotenti.
Pigliucci, rimarca l’importanza delle parole di Epitteto e il suo messaggio positivo spiegando che:
“l’altra faccia della sopportazione è la resilienza, ed essere resilienti aumenta le nostre capacità di controllare più attivamente la vita. Se pure le circostanze esterne che a volte nel corso della vita ci fanno essere soli non dipendono da noi, sono le nostre scelte, il nostro atteggiamento (a meno di non soffrire di patologie particolari per le quali sarebbe opportuno chiedere l’aiuto di un medico) a trasformare la solitudine in isolamento. Possiamo dunque essere soli senza necessariamente sentirci impotenti.” [Come essere Stoici, p. 210]
Ansia Sociale
Riconoscere che quello in cui credono le altre persone e le loro opinioni sono al di la del nostro controllo, ci libera da uno stato di ansia che potrebbe potenzialmente derivare da delusioni o considerazioni e attacchi fatte da altre persone sulla propria pensiona. Anche su questa problematica Epitteto ci informa sui metodi Stoici per affrontare queste notre ansie:
“Vivere, senza subire impedimenti, nei desideri e nelle avversioni. E ciò che cosa vuol dire? Non fallire nei propri desideri e non in ciò che si avversa. Proprio a questo deve mirare l’esercizio. [5] Infatti, siccome non si può non essere frustrati nei desideri né evitare di incorrere in ciò che si avversa senza un esercizio lungo e ininterrotto, sappi che, se lasci che l’esercizio si volga fuori di te, agli oggetti che non dipendono dalla scelta morale, non potrai essere soddisfatto nei desideri né trovarti al riparo da ciò che avversi..” [Diatribe,libro III, Ch. 12]
Non abbiamo ne la necessita ne il dovere di preoccuparci dei pensieri,delle opinioni e del comportamento delle altre persone, poiché tutto questo è al di fuori del nostro controllo e quindi devono essere anche al di la delle nostre preoccupazioni ci spiega il filosofo William Ferraioilo. Dobbiamo ricordarci che noi non siamo quello che gli altri pensano. Se un’altra persona pensa che siamo un fallimento non vuol dire che lo siamo e non potendo controllare questo suo pensiero, fondamentalmente non ce ne dovrebbe importare nulla. Il nostro successo consiste nel nostro fare il meglio date le circostanze, in nostro controllo e fare il nostro meglio, con il nostro impegno, con l’ intenzione e la volontà. (vedi: La Pratica Dell’Indifferenza per Vivere Più Serenamente)
“È per questo che il suonatore di cetra non è ansioso quando suona da solo, ma quando entra in teatro, anche se ha una voce più che aggraziata e suona bene: perché non vuole solamente cantare bene, ma anche ricevere il plauso del pubblico, e questo non dipende più da lui. [Diatribe, II, 13,3]
Per concludere sempre utilizzando le parole di Ferraiolo:
Molto interessante, se non dispiace, inoltro il link di un mio articolo su una questione simile
https://www.gazzettafilosofica.net/2021-1/settembre/filosofia-del-meditare-come-strumento-della-consapevolezza-hic-et-nunc/?fbclid=IwAR0UhmOKnUatY49ImlO1c8tL-3IZInVlMl5Fs0vEs6zBdDoWh9z4raGvaqs
Grazie Luca, e grazie del link del tuo articolo.
Ciao
Angelo