STATUS, MALESSERE E ANSIA, LA FILOSOFIA COME CURA
Uno studio dell’Università della California, Berkeley Haas School of Business del 2015 spiega che ‘Vogliamo tutti uno status sociale elevato’. (1) Ma come vedremo, status, malessere e ansia sono molto più interconnessi di quando si possa pensare.
Non a tutti potrebbe interessare di avere un impressionante titolo di lavoro o una bella casa o magari una grande villa lussuosa, ma tutti gli esseri umani chi più e chi meno desiderano avere un alto livello di status sociale, e questo è quello che la ricerca aveva rivelato.
I Professori Cameron Anderson, John Angus D. Hildreth e Laura Howland dopo aver condotto un’ampia ricerca utilizzando centinaia di studi basati su una serie di criteri comune. Hanno scoperto che, “sì, lo status è qualcosa che tutte le persone bramano e desiderano, anche se non se ne rendono conto.”
“Stabilire che il nostro desiderio di status è una motivazione fondamentale è importante, perché le differenze di status possono essere demoralizzanti” afferma Anderson. “Ogni volta che non ti senti valorizzato dagli altri fa male, e la mancanza di status ferisce più persone di quanto pensiamo”.
Definire Status e Status Symbol
Ma cerchiamo di capire che cosa è questo ‘status o status symbol’ e il modo migliore è quello di iniziare da qualche definizione, ad esempio l’enciclopedia Treccani fornisce la seguente definizione:
“Qualunque segno esteriore (oggetto, comportamento, ecc.) che venga riconosciuto dalla maggior parte delle persone come indice di appartenenza a una classe socio-economica elevata, o come dimostrazione di prestigio sociale”
E ancora, nel dizionario Cambridge troviamo :
“Una cosa che le persone vogliono avere perché pensano che altre persone li ammireranno se ce l’hanno.”
La relazione è con gli oggetti, perché averli e averne un certo tipo che non tutti possiedono ci rendono molto più interessanti, così viene associato con il sentirci apprezzati, desiderati e l’essere trattati bene dagli altri; ma la necessità di avere successo nasconde in sé anche il suo opposto: la paura di essere un fallimento.
Un male moderno
Questa è soprattutto la differenza tra il mondo di oggi e le società passate, la differenza con il passato erano le basse aspettative e questo portava a un basso livello di ansia.
Alain de Button, filosofo, scrittore e autore del libro ‘L’importanza Di Essere Amati. L’ansia da Status’(2) ci spiega che molto è dato anche dal fatto se veniamo presi sul serio oppure no, e su questo fatto siamo molto sensibili, a tal punto che per questa sensibilità nel passato le persone si sfidavano a duello. La sua origine deriva dall’Italia del Rinascimento e termina con la Prima guerra mondiale.
La pratica del duello è costata la vita a migliaia di persone, lo status era una questione d’onore. Le ragioni per duellare erano spesso banali ed estreme. De Button ci porta alcuni esempi: a Parigi nel 1878 un uomo aveva ucciso un altro perché aveva descritto il suo appartamento di cattivo gusto; a Firenze nel 1902 un duellante uccise il cugino accusandolo di non capire Dante e in Francia sotto la reggenza di Filippo d’Orléans, due ufficiali della guardia reale si sfidarono per la proprietà di un gatto d’angora.
L’ansia da status per De Button è un fenomeno del XXI secolo, un risultato del capitalismo, democrazia e una società apparentemente egualitaria, ed è prevalente nei paesi in cui la diseguaglianza di reddito è più apparente. Per De Button l’ansia da status può essere definita come una tensione costate o il timore di essere percepito come un fallimento dalla società in termini materialistici. Al giorno d’oggi, ogni individuo cerca costantemente di superare in astuzia gli altri per salire la scala sociale.
“Nei nostri primi anni di vita, nessuno bada a come ci comportiamo: il solo fatto di esistere ci procura affetto incondizionato. Possiamo ruttare, urlare a squarciagola, non guadagnare un soldo, avere amici che non contano nulla, e siamo comunque apprezzati. Diventare adulti, però, vuol dire guadagnarsi un posto in un mondo dominato da personaggi niente affatto cordiali, i cosiddetti snob, il cui comportamento è all’origine delle nostre ansie da status.”
Status o felicità?
Lord Skidelsky, storico ed economista britannico, nel suo libro “How Much is Enough: The Economics of the Good Life” sostiene che, negli ultimi 30 anni, il mondo occidentale è diventato malato, preoccupandosi solo della ricerca della ricchezza. Lord Skidelsky nel suo libro spiega che:
“in quasi tutte le religioni e filosofie morali, la ricchezza è un mezzo per un fine – per vivere in modo decente e piacevole. Dopo un po’’, la ricerca di una ricchezza sempre maggiore diventa irrazionale, ed è questo il problema, le nostre società sono tutte organizzate attorno alla ricerca della ricchezza oltre il limite “.
Lord Layard, un altro economista britannico di prestigio, ha a lungo sostenuto l’idea che la politica pubblica (in Gran Bretagna) dovrebbe concentrarsi sulla promozione della felicità, piuttosto che sulla creazione di ricchezza. Nel 2010 con l’uscita di ‘La misura dell’anima. Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici’ un libro in cui si sostiene che società più eque sono più felici e di maggior successo – destò un gran rumore in Gran Bretagna.
Promotori della felicità come lords Skidelsky, Layard e altri hanno ragione, una ricerca suggerisce che una volta raggiunto un certo livello di confort, non vi è alcuna connessione tra maggiore ricchezza e maggiore felicità. Slogan come “La povertà fa schifo” e “Chi muore con più giocattoli vince” sono gli adesivi da attaccare al paraurti della macchina preferiti dai banchieri di investimento più giovani, piuttosto che citazioni dei grandi filosofi. (3)
I grandi filosofi per curare l’ansia da status
Diamo troppa importanza alle opinioni altrui nei nostri confronti e questo è uno dei motivi maggiori che ci portano ad uno stato di ansia, il problema e che non possiamo controllare cosa gli altri pensano o dicono di noi. Arthur Schopenhauer ci spiega che se razionalmente scrutiamo le qualità e validità delle opinioni altrui:
“Diventeremo gradualmente indifferenti a ciò che accade nella mente di altre persone quando acquisiremo una conoscenza della natura superficiale dei loro pensieri, della ristrettezza delle loro opinioni e del numero dei loro errori. Chiunque attribuisce molto valore alle opinioni degli altri paga troppo onore.”
Alan De Button arriva alla stessa conclusione 160 anni dopo Schopenhauer:
“L’approvazione altrui è importante per due ragioni: per una ragione materiale, perché l’indifferenza della comunità può comportare disagi fisici e pericoli, e per una psicologica, perché è difficile continuare a credere in se stessi dopo che gli altri hanno smesso di trattarci con rispetto. […]
Solo le accuse gravi e fondate hanno diritto di ledere la nostra autostima.
Insomma, dobbiamo bloccare quel processo masochistico che ci induce a ricercare l’approvazione del prossimo prima ancora di chiederci se le sue opinioni meritino di essere ascoltate, e smettere di cercare l’amore di qualcuno che poi, appena impariamo a conoscerlo, ci accorgiamo di non stimare.”
Vedi anche il mio articolo: La pratica dell’indifferenza per vivere più serenamente (link)
Anche la mia traduzione dell’articolo di Cohen: Vinci la tua ansia con la filosofia (link)
1 – Cameron Anderson, John Angus D. Hildreth, Laura Howland. “Is the desire for status a fundamental human motive? A review of the empirical literature”..( Psychological Bulletin, Vol 141 (3) 2015)
2 – Alain de Botton, “L’importanza di essere amati : l’ansia da status,” trad. di Adria Tissoni, Parma, U. Guanda, 2004
3 – Gideon Rachman, (2010), “The west re-examines the rat race” 3 May 2010 – https://www.ft.com/content/804b928e-6cde-11df-91c8-00144feab49a